1795 08 04 AZARA BODONI

Sommario

Roma, 4 de agosto de 1795. De José Nicolás de Azara [Roma] a Giambattista Bodoni [Parma].

Azara responde a los disgustos de Bodoni por el robo en su oficina y por las envidias y persecuciones que sufre en el Ducado, reiterándole su consejo de salir de Parma. Se alegra de la anécdota sobre el Belgicarum rerum de Nélis, que evidenció el embuste del obispo, y le confiesa al tipógrafo que ve complicado en este momento la compra de su utilería por parte del gobierno español y, por tanto, le aconseja buscar su propio beneficio y considerar ofertas más favorables. Le adjunta las primeras correcciones de pruebas del Poème, las notas de Gerdil y otros textos que completarán esta estampa, para cuya rápida conclusión le solicita que le envíe las pruebas por el correo de Turín. Destaca que las notas de Gerdil deben imprimirse en un carácter minúsculo y muestra su deseo de que el Poème se publique sin errores.

Transcrizione

Amico mio stimatissimo,

Grazie a Dio, ho veduti i di Lei caratteri copiossamente e mi rincrescono infinitamente i disgusti che sperimenta. Vedo che sono effetti tutti del partito che Lei presse anni fa di fissarsi in Parma, quando allora poteva essere ben commodo in Roma, libero e stimato. Ma il passato né manco Iddio infectum reddet quodcumque fugiens semel hora vexit. Sarebbe un miracolo di nuova stampa se i Pogonati stimassero Lei e la Sua bell’arte, poiché sono venuti al mondo per amare il brutto, propagare i pidochia e radicare l’ignoranza. La persecuzione dunque che Lei sperimenta è una erba che viene spontaneamente in quel terreno e bisogna soffrirla con rassegnazione, sradicandone però quanta si puole.

Mi ha fatto ridere molto la scena che Lei mi racconta della sciocca malizia del’uomo che, volendo danneggiare Lei, lo coronò di gloria e luib si cuoprì di vergogna.

Con molta mia confussione devo confessare a Lei che non vedo nel mio paese, nelle attuali circostanze, apertura alcuna per trattare di acquistare il di Lei tesoro tipografico. Non siammo più in decadenza; siammo caduti intieramente nel precipizio ed i miei ochi non vedono che nero. La monarchia tutta è in più pericolo di quello che si crede e per guarirla si addoprano i soli ciarlatani. Mi si stringe il cuore quando penso a queste cose. Lei dunque cerchi a fare il Suo negozio dovunque lo trovi, ma ci pensi prima bene, giaché i passi irretrattabili nella vita sono sempre pericolossi. Consideri Lei che alla Sua età e salute è necessario assicurarsi la maniera di vivere agiatamente e senza pensieri di sussistenza. L’onesta missione dev’essere una consequenza necessaria; ma io dubbito del di Lei coraggio per domandarla, e molto di più per prenderla in caso di rifiuto. Questo vuole dire che Lei sarà sempre schiavo miserabile volontariamente. Che diavolo di attrativo ha Parma per Lei?

Rimando le prime prove del Poema corrette ed altri fogli da comporre. Poche cose si sono trovate da correggere. Ma, contuttociò, bisognerà assicurarsene un’altra volta, dovendo l’edizione uscire senza errori. In quanto agli accenti, Lei sa che c’è della varietà nelle opinioni e nella prattica. Basta seguire costantemente la prattica la più raggionevole.

Per accellerare l’opera, converrà ch’Ella mi mandi i fogli per il corriere ordinario d’Italia –di Torino, raccomandi a Priocac–, procurando che siad nel minore volume possibile, che per il ritorno io gli manderò per il corriere di Spagna, che parte di qua costantemente il giovedì.

Gli accessori sono: la dedica del’autore a Luigi XV, di poche righe; un’altra mia eguale al Papa; un avvertissement au lecteur, di cinque o sei pagine al più; tutto questo al principio. Al fine le note di Gerdil, assai verbosse, ma che devoni [andare] in carattere minuto. Le accludo oggi perché Lei possa giudicarne ed avanzare l’opera. Di esse non me ne resta copia. Domani conto fare la dedica al Papa e l’avertissement per puoterli mandare oggi a otto.

Con tutte queste cose e con tanti emigrati addosso, Lei vede se la mia testa avrà da fare assai.

Sono sempre di Lei vero amico,

Azara.

Roma, 4 agosto 1795.

Le note di Gerdil domandano carattere minutissimo. Le pagine che cita sono del manuscrito e così bisogna sopprimere quelle citazioni, contentandosi del livro e del verso, o ben accommodarle alle pagine dello stampato. Speriamo che nessuno le leggerà.

 

a Había empezado a escribir s y corrige.     b Había escrito y v y corrige e lui     c di Torino, raccomandi a Prioca añadido entre líneas sobre procurando che sia     d Había empezado a escribir n y corrige.

Note al testo

Dati documentali e bibliografici

  • Ubicazione

    Parma, BP, Archivio Bodoni, Lettere ricevute, C. 29, 99.

  • Descrizione

    2 pliegos de 2 h. de 230 × 185 mm. Autógrafa.

  • Edizione

    Noelia López Souto

  • Altre edizioni

    Ciavarella 1979, II, 113-114.

  • Altra bibliografia citata Cátedra 2015a; De Bernis 1795; López Souto 2018d;
  • Citazione
    Lettera da José Nicolás de Azara a Giambattista Bodoni del 1795-08-04, ed. Noelia López Souto, nella Biblioteca Bodoni [<http://212.128.132.100/it/lettera/1795-08-04-azara-bodoni> Richiesta: 08/giu/2025].
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