1785 02 24 AZARA BODONI

Roma, 24 de febrero de 1785.

De José Nicolás de Azara [Roma] a Giambattista Bodoni [Parma].

Azara, todavía convaleciente de su achaque, confirma a Bodoni la distribución de los pliegos acerca de Paciaudi. Insiste en el retraso de la cantata de Pagnini, suceso que le avergüenza porque la obra no llegará a tiempo para las bodas lisboetas, y, por lo que concierne a la compra del supuesto Tiziano, repite a Bodoni que se ocupe él de la gestión.

Roma, 24 febbraio 85.

Amico mio stimatissimo,

Contesto alla di Lei lettera de 14 corrente dall letto ancora perché l’umore della malatia ha terminato fissandosi nei muscoli lumbari e mi causa dei dolori fortissimi all menomo motto che facio^a. Sono pieno di cerotti^b, ma mi minaciano di bel nuovo coi vessicanti.

Tutti i pieghi che Lei mi mandò furono consegnati pontualmente agli amici dell nostro povero Paciaudi. Lei vedo come da vero amico procura illustrare il nome di un soggeto tanto benemerito, e lo lodo molto perché è l’ultimo ed unico ufficio che possiamo prestare agli amici estinti.

Sono nella più grande inquietitudine per il ritardo de’ versi del Padre Pagnini. Consideri Lei che cosa è un ambasciatore compromesso a dare una festa regia ad una corte nella giornata la più brillante, in un giorno determinato, e che manca ill più essenciale per trascuragine di un poeta. Io, che ne sono la causa benché inocente, sono così pieno di confusione che mi vergogno di parlarne.

Vorrei che Lei avesse operato nell affare dell quadro di Tiziano colla mede[si]ma libertà che in cosa Sua propia. Lei mi conosce; il rischiare alcuni zechini non m’importa niente.

Scrivo con grande stento. Mi conservi Lei la Sua amicizia e mi creda sempre tutto Suo,

Azara.

^a Había escrito facia y corrige.     ^b Había escrito cera y corrige.