Da José Nicolás de Azara [Roma] a Giambattista Bodoni [Parma].
Azara riferisce il suo cattivo stato di salute. Una volta letto il parere di Paciaudi riguardante la Oración di Jovellanos, si dichiara con tutta franchezza disprezzante dell’inutilità della pubblicazione della opera. Gli propone che si occupi di altro, sicuro che in tempi brevi tutto sarà stato dimenticato a Madrid. Invia le prove corrette dal Principe Chigi.
La settimana scorsa avrà saputo Lei lo stato della mia cattiva salute. Ora mi trovo libero di febbre, ma assai travagliato dallo stomaco e dalla mancanza di forze. Spero però ristabilirmi presto si posso comminciare a far dil moto.
Ho veduto la lettera del nostro caro Paciaudi, ed ho avuto gran piacere in vedere che si ristabilisce così bene dei suoi incomodi e della maniera con che giudica del merito dell’Orazione accademica de Madrid, della quale Lei sa guel ch’io ne ho pensato dal primo momento, venché per modestia non ho manifestato tutto il disprezzo che credevo merittase. Addesso, dumque, non c’è ch’un partito da prendere, il quale è di non fare niente della stampa. Inpegni, parole, traduzione, tutto non vuol dir niente paragonato alla sciochezza di stampare una simile coglioneria con gran fasto tipografico e col nome del Re in fronte. Lei non si esgomenti del mio progetto. Devo conoscere le corti, e particolarmente la mia, e gli dico non esservi pericolo nessuno di far a modo mio. Io ci applicherò un buon ceroto. Dalla parte de lor Signori non c’è altro da fare senonché l’amico Agüera scriva semplice e costantemente a Madrid che il padre Paciaudi sta così male della vista, che non puol leggere ne manco una soprascritta, ma che subbito che si sia rimesso farà tutto. Per guest’Orazione, però, bisognarà che non si rimmetta mai. Per un mese o due forse qualche lettera farà menzione stracamente di Jobellanos, ma doppo guesto tempo abbia Lei per articolo di fede che la tale Orazione sarà passata di là dal Lete, e più scordata delle cose antidiluviane.
1. Para las varias referencias al préstamo de la obra y sobre la relación entre Castro y De Rossi, véase
Mando a Lei la Biblioteca ravinica che gli prommisi per il signor abbate De Rossi1. Lei gliela dia da parte mia con mile saluti, e che la veda con tutto il suo commodo, e poi me la potrà restituire per mezzo di Lei.
La mia testa non ne vuole più. Sono sempre di Lei suo vero amico e servitore.
2. Azara habla de las pruebas de un libro de Segismondo Chigi, al parecer la segunda parte de su poema sobre
Accludo finalmente le prove corrette del Principe Chigi2. Lei puol metter mano all’oppera, e tirarne cinquecento essemplari in carta commune, e dodici in carta d’Olanda conforme alla mostra che Lei mi mandò. Credo che non ci sia fretta perché questo signore parte oggi per Siena con la sua metressa, e ancora non mi ha consegnato l’originale delle note.
Azara.
Note al testo
Dati documentali e bibliografici
Ubicazione
Parma, Biblioteca Palatina, Archivio Bodoni, Lettere ricevute, C. 28, 95.
Descrizione
Bifoglio di c. 240 × 180 mm. Solamente la firma è autografa.