1793 05 15 AZARA BODONI

Tívoli, 15 de mayo de 1793. De José Nicolás de Azara [Tívoli] a Giambattista Bodoni [Parma].

Azara escribe a Bodoni desde Tívoli, donde trata de recuperarse de un episodio de reúma, y responde a las quejas del tipógrafo acerca de la corrección de pruebas en Roma. Anuncia que Arteaga ya ha concluido la edición de Catullli, Tibulli, Propertii Opera, confiesa no haber leído aún la Lettera de este abate contra Vannetti y le transmite la satisfacción de Zamagna con la edición de su Teócrito.

Tivoli, 15 maggio 93.

Amico mio carissimo,

Questa mattina ho ricevuta la di Lei lettera in questa campagna dove sono venuto per rimettermi dai mali sofferti, ma poco ne godo perché mi è sopragiunta la podagra, che mi tiene inchiodato nel letto o nella sedia. Da un altro canto, le forze non erano ancora ritornate e così mi ritrovo come una machina sdruscita vegetando malamente.

Vedo quanto Lei mi dice sul’Orazio e sul Virgilio e scriverò agli abati per mettergli in regola; ma purtroppo vedo che, quando io non ci sto sopra, tutto va malle. Delle correzioni del’Orazio, io non ne vidi che due; nelle altre mi fidai di Arteaga. Costui mi assicurò tempo fa che il Catullo era pronto e al mio ritorno a Roma lo manderò.

La Lettera al Vanetti non l’ho potuta leggere ancora, ma credo che vada bene. Io l’avrei pressa per un altro stile e l’avrei fatta^a da me se avessi potuto, perché il tale Vanetti è un pedante che presta il fianco al più grande ridicolo.

Vengo di ricevere lettera del nostro amico Zamagna, ch’è fuori di sé di vedersi così elegantemente stampato. Mi nota però cinque o sei erroruzi nel latino che sono^b sfugiti alla correzione.

Le mie forze non me possono più.

Lei si conservi e mi creda sempre Suo vero amico,

Azara.

^a Había escrito fata y corrige.     ^b Había empezado a escribir si y corrige.