1788 01 02 AZARA BODONI
Resumen
Roma, 2 de enero de 1788.
De José Nicolás de Azara [Roma] a Giambattista Bodoni [Parma].
Azara acusa recibo de unas pruebas del Manuale y opina sobre el diseño de la edición, que debería organizar los caracteres en series y emplear el latín para aumentar su belleza. Informa a Bodoni sobre la tercera edición de las Opere de Mengs que publicará Fea y para la que le cedió algunos textos, pero le asegura al tipógrafo que una nueva edición parmense siempre suscitará más demanda. Además, le confiesa que desde hace tiempo piensa en componer un tratado sobre las bellas artes, pero le falta tiempo. Le comunica también que en Madrid se publicará su traducción de la Historia de la vida de Marco Tulio Cicerón de Middleton. Por último, planeando el Horacio con grabados, se interesa por el formato que tendrá el libro.
Transcripción
Roma, 2 gennaro 1788.
Amico mio stimatissimo,
L’ultimo corriere di Spagna non mi lasciò il tempo di contestare alla lettera di Vostra Illustrissima de 15 dicembre ultimo, che mi capitò coll volume dei primi 50 caratteri latini componenti la metà del primo tomo del’Enchiridio tanto desiderato.
Io ho per cosa indifferente che si cominci dai caratteri piccoli o dai grandi, parendomi che basti seguitarli per serie e non a salti, giaché questo ultimo farebbe sempre un brutto effetto. Della bellezza del’opera non ne voglio parlare doppo che tante volte gli ho detto il mio parere. Stia Lei sicura di che questo Suo Manuale formerà un epocca nella storia dellaa tipografia. Oramai questo è un punto decisso fra tutte le persone di gusto e d’intelligenza. Comvengo però in che la bellezza dei caratteri e l’arte del tipografo spicarebbero di più in una facciata grande che in poche linee, ma capisco altresì la difficoltà che Lei mi accenna per fare un in-folio di questa sorte di composizione. Permetta però che gli dica una mia osservazione: se Lei adoprasse la lingua latina sola nelle mostre, comparirebero il doppio belle poiché la gran quantità di mm e di nn di che abonda quell idioma rende la stampa molto più uniforme e di bell ochio. Il francese e l’italiano sono erissés di consonanti lunghe e la frequenza degli apostrofi forma una dissonanza dispiacevole, che l’uso solo la rende sopportabile. In qualsisia libro volgare dove ci siano dei squarci latini, si puole confermare questa osservazione e, come qui si tratta di fare comparire unicamente la bellezza dei caratteri, l’eleganza loro e l’armonia del tutto, io credo che perciò sia molto più a proposito usare la lingua latina; oltre di che coib caratteri piccoli si puole dare qualche saggio di versi disuguali dove spichi anche l’arte del compositore.
Riguardo alla ristampa delle opere di Mengs, mi rincresce infinito che Lei non me l’abbia detto qualche mese prima, poiché Pagliarini sta per finirne una nuova edizione in questo mese di gennaro e sarà per accompagnare quella che diedec di Winkelman. L’editore, che n’è lo stesso Abate Fea, mi pregò di darli qualche cosa per puoter dire ch’ l’avea acresciuta ed io gli diedi qualche scartafacio che mi erad restatoe inutile, con due o tre lettere di Mengs che parlavano di cose del’arte. Tutta cosa di nessun momento. Ciò nonostante, Fea ha sparso un manifesto vantando gran cose aggiunte, ecc. Lei vede ch’essendo già questa la terza edizione italiana nello spazio di sett’anni, a che si aggiunge la spagnuola e l’ultima compita e bella che si è fatta a Parigi da Monsieur Jensen, oltre i vari opuscoli separati stampati in qua e in là, sarà ben defficile che riesca una quarta edizione per via di negozio. Contuttociò, sono di parere che se Lei ne intraprendese la ristampa, bastarebbe la Sua riputazione per farla ricercare.
Io avevo proggetato, alcuni anni sono, di fare un trattato sulla filosofia delle belle arti e ne avevo formato il piano per svilupare bene i principi mengsiani, ma la schiavitù in cui vivo e la fatica a cui mi fanno sogiacere non mi ha permesso di andare avanti. Non ho però abbandonatta l’idea.
Adesso intraprendo in Spagna la stampa della traduzione della vita di Cicerone di Midleton, con alcune illustrazioni e con molti monumenti analoghi alla storia, che avevo fatta anni sono. Ma questa poco mi darà da fare, avendo intieramente abbandonato il manuscrito tale quale agli amici della Secretaria di Stato perchéf ne faciano ciò che vorrano.
Il fare opere ha una bella cosa; ma l’essistere, ed essistere bene, importa un poco più. Vedo che Lei patisce meno quest’anno del Suo reuma, ma ne patisce e questo è una brutta cosa. Procuri alleggerire un poco la fatica o almeno mutare il metodo del lavorare, perché senza la salute siammo machine miserabili a carico agli altri ed a noi stessi.
In caso d’intraprendere un Horatio coi monumenti, quale ho detto a Lei oltre volte e quale non si sia mai veduto al mondo, vorrei sapere la forma che Lei preferirebbe, del 4º o del 8º. Questo è necessario deciderlo per tempo a fine di preparare i disegni.
Lei si conservi. E mi creda sempre Suo vero amico e servitore,
Azara.
a Había escrito di y corrige. b Había empezado a escribir l y corrige. c diede añadido entre líneas. d Había escrito erano y corrige. e Había escrito restati y corrige. f per añadido entre líneas.
Notas al texto
Datos documentales y bibliográficos
- Ubicación
Parma, Biblioteca Palatina, Archivio Bodoni, Lettere ricevute, C. 28, 181.
- Descripción
2 pliegos de 2 h. cada uno, de 230 × 185 mm. Autógrafa.
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Edición
Noelia López Souto
- Otras ediciones
Ciavarella 1979, I, 129-130.
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Otra bibliografía citada Cátedra 2013d; Cátedra 2015a; Horatius 1791; López Souto 2018d; Manuale 1788; Mengs 1786a; Mengs 1787; Middleton 1790; Ridley 1995; Winckelmann 1783-1784; - ©
Biblioteca Bodoni, Biblioteca Palatina di Parma (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) & Noelia López Souto
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Cita
Carta de José Nicolás de Azara a Giambattista Bodoni de 1788-01-02, ed. Noelia López Souto, en Biblioteca Bodoni [<http://212.128.132.100/carta/1788-01-02-azara-bodoni> Consulta: 08/06/2025].Citar este documento